Libano: schiarita sul presidente, D’Alema presto a Beirut
Piccola schiarita nel fosco scenario libanese per l’elezione del presidente. Nonostante il rinvio al 21 novembre della sessione parlamentare di lunedì 12, in cui era prevista una prima votazione, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha intrapreso una iniziativa per sottoporre al Parlamento una rosa di nomi tra i quali eleggere il capo dello Stato. Secondo quanto riferito dal quotidiano al-Nahar, la rosa dovrebbe comporsi dai tre ai cinque nomi. Tuttavia, il Daily Star sottolinea come l’inviato diplomatico francese Claude Gueant stia cercando di tagliare a uno o a due i possibili papabili così da facilitare la scelta cui sarà chiamato il Parlamento di Beirut. La Francia sta tenendo un altissimo profilo nella crisi, con iniziative a tutto campo in Libano, in Siria e con la Lega araba, senza dimenticare che il tema è stato toccato anche dal presidente Nicolas Sarkozy durante il recente incontro con George W. Bush. L’iniziativa di Bkirki, come è definita quella lanciata dal patriarca Sfeir, favorisce una soluzione consensuale della querelle mentre allontana l’ipotesi di un presidente scelto a maggioranza semplice, un’ipotesi avanzata dal leader di “Forze libanesi” Samir Geagea ma considerata “un golpe” dall’opposizione filo-siriana. A favorire un’intesa tra i due campi contrapposti è anche l’atteggiamento degli Stati Uniti, almeno secondo quanto dichiarato venerdì dal deputato dell’opposizione Michel Murr. Secondo Murr, che aveva appena incontrato l’ambasciatore Usa Jeffrey Feltman, gli Stati Uniti non sono affatto favorevoli ad eleggere il presidente a maggioranza semplice, come è stato spesso riportato dalla stampa, e considerano la possibilità di giungere a una soluzione consensuale “al 90 per cento”.
Intanto, in preparazione della seduta del 21, viene dato per sicuro un incontro nei prossimi giorni tra il presidente della Camera, lo sciita Nabih Berri, e il leader della maggioranza, Saad Hariri. Dopo la missione di Gueant la Francia è intenzionata a sostenere il Libano passo passo fino all’elezione del presidente. Di conseguenza, è prevista per l’inizio della settimana una visita del ministro degli Esteri Bernard Kouchner, già recentemente a Beirut per le stesse ragioni assieme al collega italiano Massimo D’Alema e a quello spagnolo Miguel Angel Moratinos. Il Daily Star annuncia poi che anche D’Alema è pronto a partire per Beirut dove dovrebbe giungere entro la fine della prossima settimana. Il timore della comunità internazionale è che le due parti non trovino un accordo per il 24 novembre, data in cui, secondo la Costituzione, l’attuale presidente Emile Lahoud dovrà lasciare il proprio incarico. Come si ricorderà, già nel 2004 il filo siriano Lahoud ottenne una modifica costituzionale per estendere il proprio mandato tra le proteste dei suoi oppositori. Ora si teme che, qualora non sarà trovato l’accordo su un candidato, i due campi cerchino di forzare la situazione, l’uno attraverso una scelta a maggioranza semplice, l’altro per mezzo delle proteste di piazza, che negli ultimi mesi hanno paralizzato il Paese dei cedri.
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