Dopo l'intervista di chi parla dei recenti eventi in Libano come di una "vittoria del Partito di dio", pubblico per par condicio un articolo di chi pensa esattamente il contrario...
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Il suicidio di Hezbollah - E. Calabrese
Dopo la battaglia a Beirut Hezbollah sembra aver perso il sostegno del popolo libanese
L’ascesa al potere di Hezbollah, il partito di Dio, rappresenta senza dubbio uno degli sviluppi più notevoli nella recente storia mediorientale. Hezbollah non è una semplice organizzazione terrorista, né sparirà presto, gli Usa e Israele in questo hanno torto. A seguito della guerra del luglio 2006 tra Israele e Hezbollah, il partito di Dio- che racchiude in sé la funzione di una milizia (circa diecimila guerriglieri), un servizio sociale (spende circa un miliardo di dollari all’anno) e fornitore di lavori pubblici (il partito di Dio paga 70 mila salari) e un partito politico - , non è mai stato così popolare in Medioriente riaffermando anche il suo sostegno in Libano. Una delle chiavi di successo di Hezbollah risiede in effetti nella sua capacità di integrare nella cultura politica i differenti strati della sua storia, facendo valere, secondo le pressioni esterne, una o l’altra componente della sua identità, senza mai rinunciare definitivamente a una di esse.
Negli ultimi 15 anni Hezbollah è passato da un gruppo pro-iraniano (o di esportazione iraniana per alcuni) che rifiutava di partecipare alle elezioni libanesi, perché ne criticava la corruzione, a un partito con un talento politico tale da poter vincere le elezioni, le prime quelle del 1992. Non è stata certamente una sorpresa vedere in questi ultimi giorni il partito di Dio “vincere” e sopraffare tutti, non solo a causa delle sue armi ma anche a causa di quell’ideologia di resistenza che il partito ha saputo costruire e strumentalizzare sin dalle sue origini. La sorpresa di questi scontri è stata un’altra, quella di vedere cioè il partito di Dio, per la prima volta sotto la guida di Hasan Nasrallah(1992) usare le proprie armi in Libano: a Beirut per “liberare la comunità sunnita dalla famiglia Hariri” , attaccando i media e le istituzioni del partito e nello Chouf per contrastare il feudo di Walid Jumblatt. In quanto incarnazione della Resistenza (non laica ma islamica e piazzata sotto la guida di Khomeini) contro Israele, Hezbollah sembra aver perso il sostegno del popolo libanese quel sostegno che si era guadagnato con le due vittorie contro il “nemico” , la prima nell’anno 2000 quando Israele si ritirò dal Libano Sud e la seconda durante il conflitto del 2006 contro Israele. “Usare le armi nella capitale è un atto di suicidio”, ha dichiarato al-Tufaily, rivale politico di Hezbollah. Fonti vicine al partito di Dio fanno fatto sapere che Hezbollah sta cercando una mediazione politica per uscire “con onore” da questa situazione” perché “si è reso conto di aver troppo alzato la mano”.
La maggioranza dal canto suo ha dichiarato che “Hezbollah ha commesso un peccato capitale nell’attaccare Beirut”.
Il generala maronita Michel Aoun che sembra essere stato marginalizzato dall’opposizione, ha parlato di una vittoria politica: “Siamo in una battaglia, abbiamo vinto”. E poi ha aggiunto per rassicurare i “suoi cristiani” : “Non preoccupatevi perché solo le area di Beirut est sono agitate“, si legge sul giornale An-Nahar. La stampa libanese riferisce fino ad ora di 81 morti e 200 feriti. Ma non è finita perché ora comincerà la vendetta dei partiti. Le famiglie delle vittime del massacro di Halba (avvenuto sabato scorso ad Halba, nord del Libano provocando 11 morti) hanno rifiutato di seppellire i loro figli fino a quando non si sarà fatta vendetta. Quindici anni di guerra sono stati bruciati.
L’ascesa al potere di Hezbollah, il partito di Dio, rappresenta senza dubbio uno degli sviluppi più notevoli nella recente storia mediorientale. Hezbollah non è una semplice organizzazione terrorista, né sparirà presto, gli Usa e Israele in questo hanno torto. A seguito della guerra del luglio 2006 tra Israele e Hezbollah, il partito di Dio- che racchiude in sé la funzione di una milizia (circa diecimila guerriglieri), un servizio sociale (spende circa un miliardo di dollari all’anno) e fornitore di lavori pubblici (il partito di Dio paga 70 mila salari) e un partito politico - , non è mai stato così popolare in Medioriente riaffermando anche il suo sostegno in Libano. Una delle chiavi di successo di Hezbollah risiede in effetti nella sua capacità di integrare nella cultura politica i differenti strati della sua storia, facendo valere, secondo le pressioni esterne, una o l’altra componente della sua identità, senza mai rinunciare definitivamente a una di esse.
Negli ultimi 15 anni Hezbollah è passato da un gruppo pro-iraniano (o di esportazione iraniana per alcuni) che rifiutava di partecipare alle elezioni libanesi, perché ne criticava la corruzione, a un partito con un talento politico tale da poter vincere le elezioni, le prime quelle del 1992. Non è stata certamente una sorpresa vedere in questi ultimi giorni il partito di Dio “vincere” e sopraffare tutti, non solo a causa delle sue armi ma anche a causa di quell’ideologia di resistenza che il partito ha saputo costruire e strumentalizzare sin dalle sue origini. La sorpresa di questi scontri è stata un’altra, quella di vedere cioè il partito di Dio, per la prima volta sotto la guida di Hasan Nasrallah(1992) usare le proprie armi in Libano: a Beirut per “liberare la comunità sunnita dalla famiglia Hariri” , attaccando i media e le istituzioni del partito e nello Chouf per contrastare il feudo di Walid Jumblatt. In quanto incarnazione della Resistenza (non laica ma islamica e piazzata sotto la guida di Khomeini) contro Israele, Hezbollah sembra aver perso il sostegno del popolo libanese quel sostegno che si era guadagnato con le due vittorie contro il “nemico” , la prima nell’anno 2000 quando Israele si ritirò dal Libano Sud e la seconda durante il conflitto del 2006 contro Israele. “Usare le armi nella capitale è un atto di suicidio”, ha dichiarato al-Tufaily, rivale politico di Hezbollah. Fonti vicine al partito di Dio fanno fatto sapere che Hezbollah sta cercando una mediazione politica per uscire “con onore” da questa situazione” perché “si è reso conto di aver troppo alzato la mano”.
La maggioranza dal canto suo ha dichiarato che “Hezbollah ha commesso un peccato capitale nell’attaccare Beirut”.
Il generala maronita Michel Aoun che sembra essere stato marginalizzato dall’opposizione, ha parlato di una vittoria politica: “Siamo in una battaglia, abbiamo vinto”. E poi ha aggiunto per rassicurare i “suoi cristiani” : “Non preoccupatevi perché solo le area di Beirut est sono agitate“, si legge sul giornale An-Nahar. La stampa libanese riferisce fino ad ora di 81 morti e 200 feriti. Ma non è finita perché ora comincerà la vendetta dei partiti. Le famiglie delle vittime del massacro di Halba (avvenuto sabato scorso ad Halba, nord del Libano provocando 11 morti) hanno rifiutato di seppellire i loro figli fino a quando non si sarà fatta vendetta. Quindici anni di guerra sono stati bruciati.
2 commenti:
Ma tu che sei libanese che ne pensi?
Anche secondo te ha vinto Hezbollah?
Io so solo chi ha perso.
Tutti i libanesi.
Le famiglie degli 81 deceduti.
E tutti coloro che continuano ad avere armi in casa.
E che credono di lottare per un LORO Libano, del tutto diverso daL LIBANO di tutti.
Grazie per il commento =)
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