martedì 25 settembre 2007

The lebanese job



Alla prima convocazione del Parlamento per l'elezione del nuovo presidente del Libano, maggioranza e opposizione sono d'accordo su un punto: non ci sarà una fumata bianca sul nome del successore di Lahoud. Troppo distanti le loro posizioni, ancorpiù dopo l'assassinio di Antoine Ghanem.
I parlamentari libanesi hanno due mesi per nominare il nuovo capo di Stato, in carica fino al 24 novembre. Il nuovo Presidente potrà essere eletto al primo scrutinio solo con una maggioranza qualificata, ossia se votato dai due terzi del Parlamento; nelle votazioni successive sarà invece sufficiente la maggioranza assoluta.
Per l'opposizione la necessità di eleggere il presidente con una larga maggioranza le permetterebbe di evitare l'elezione di un candidato indesiderato. Ma un accordo con la maggioranza, che non dispone dei due terzi del Parlamento, al momento non c'è.
Come ha detto oggi lo speaker Nabih Berri il voto per l'elezione presidenziale è stato rimandato al prossimo 23 ottobre, per il mancato raggiungimento del quorum, fissando la prossima seduta dopo l'Eid-el-Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan.

Lo stallo

Da lunedì il centro di Beirut, ove si trovano la sede del Parlamento e quella del Governo, da dieci mesi occupato dal sit-in dell'opposizione, è zona militare, per proteggere l'afflusso dei deputati in Parlamento. Si dice chesiano circa 40 i deputati della maggioranza ospitati e sorvegliati in un'ala protetta del Phoenicia International Hotel, il lussuoso albergo della capitale, di fronte alla curva del lungomare dove nel febbraio 2005 trovarono la morte Rafiq Hariri ed altre 22 persone.
Dopo l'uccisione di Ghanem, la maggioranza conta ora 68 voti su 128, ben al di sotto del quorum di due terzi richiesto per l'elezione del nuovo Presidente. Se la coalizione al governo insisterà nell'eleggere il futuro capo dello Stato con la maggioranza semplice (50% piu' uno, ovvero con 65 voti) entro il 24 novembre, l'opposizione potrebbe tradurre in fatti la formazione di un governo alternativo a quello del premier Fuad Siniora, che modifichi la legge elettorale ed invochi nuove elezioni legislative eleggendo un proprio capo dello Stato.

Il Libano avrebbe cosi' due governi, due presidenti della Repubblica, due Parlamenti

1 commento:

Anonimo ha detto...

due di due insomma. Bisogna sempre tener conto dell'appoggio del governo Siniora, ossia gli Stati Uniti i quali in un momento tanto delicato preferirebbero, secondo me, trovare un compromesso tra le parti piuttosto che destabilizzare ancora di più il paese...a meno che i giochi con l'Iran non siano stati decisi e servono dunque dei pretesti...pensieri confusi. era solo per portare l'attenzione sull'aspetto regionale e geopolitico nel quale si colloca il Libano. grazie per le tue riflessioni, mi sono utili!