domenica 31 dicembre 2006

Auguri pazzi d'amore


Sai da un anno in qua a cicli alterni le stagioni sono in me.
Aspetto che compagni ed angeli si uniscano con me.
Sollevo gli occhi all’improvviso vedendo boschi attorno a me andare in sogno oltre il soffitto senza dimenticare che...


Sai la rosa si e' completamente ravvivata anche se da un anno in qua racconti e favole li ascolto dentro me.
Chiudere gli occhi all’improvviso sentendo boschi intorno a me.
E se lo spazio non esiste il tempo e' debole e
credo che atomi e vuoto sono in me,
la mente è debole per chi distintamente come me
nuota in un mare che non c'e'
...
ma consapevole di un orizzonte comune oltre cui scrutare...


You know, since the beginning of the year, alternating in cycles, the seasons belongs to me, I wait fellows and angels, raise up my eyes suddenly looking at neighbourhood around me dreaming beyond the roof.


You know the rose is full of life even if since the beginning of the year time does not exist, time is meal and I believe that atoms and the empty belong to me, mind is weak for who swims like me distinctly, now the hot announces the freeze, but rose is alive, after the snow, it's time to grew up...


sabato 30 dicembre 2006

LibanItaly presente

Fri 29 Dec 2006, Teatro Duni.
Opera La Bayadère, classic ballet in 2 acts, written by Marius Petipà, music Ludwig Minkus.
Sponsored by Fipas – donatori di sangue, Vodafone, Datacontact.
Dedicated to Project LIBANITALY.

The story.
In an indian temple the engagement between the warrior Solor and Rajah’s daughter Gamzatti was going to be celebrated. Among the dancing invitees, the Bayadère Nikiya, which has swore trust and feelings to Solor. Once Gamzatti knew about that solemn oath, made a gift to Nikiya, a basket of flowers in which she hid a snake that bit the beautiful Bayadèere to the death. Desperated for her death, Solor felt asleep. Like in a dream, his soul VAGA in the kingdom of souls till he met again his beloved Bayadèere.




LibanItaly.
Un gemellaggio tra culture diverse, religioni differenti ma cuori vicini che battono insieme.
Per un sorriso in più …


Sorrisi da Nabatieh

venerdì 29 dicembre 2006

History's lesson

The situation is rather calm today in Beirut. Friends told me that the clear impression is that nothing will happen till new year’s eve, almost respecting the Season Holidays…
Then, nobody knows, inshallah a leaders meeting trying to exceed the political empasse.
Yesterday PSP leader Walid Jumblatt warned of Hezbollah-led "coup in due time” in Lebanon, a political, economical and cultural coup imposed on government supporters by the Syrian regime through its tools...
Lebanese leaders often warn during their official speech about such (supposed) dramatic and catastrophic scenarios, but Lebanese people are very much…too much used to that propaganda “to the panic”, also because they are in panic since several years, and someone even born in that. It’s true, even if it could sound funny.
The current question, the most fighted one, is Who’s the winner in such scenario, or better Who has the real majority. Everybody agrees that the difference between a majority and a minority rests on few percentage points swinging one way or another. But instead of claiming who has the true majority, why don’t they put the system in play and resolve the current crisis??? This last question has no answer at the moment, or at least not yet just a unique one.
Last 26 Dec, HA called again for a rally of impressive dimension: people participating to the permanent camp got 30$ per each day and night of permanence, as well as rally’s participating achieve the same amount, and transportation and organization included.



Many Beirutis in the Sunni and Christian neighborhoods (which is to say, most of Beirut) feared political and sectarian violence in the streets, although the Lebanese army was deployed in full force. The city looked like a besieged war-time capital braced for an invasion. Hezbollah also dispatched their “discipline” men to prevent and break up fights; many people warned about civil war but luckily no one wants it. Of course, we would say….but unfortunately this is not such logical and immediate. This is Lebanon.
I wanna show you the image of another (even if not significant) group at the rally, the Syrian Social Nationalist Party supporters. The SSNP, founded by Antun Saada in 1932 was modeled after the Nazi and Fascist parties of Germany and Italy. Their flag is a spinning swastika.



Il guerra è quella lezione di storia che i popoli non impareranno mai abbastanza

lunedì 25 dicembre 2006

Merry Xmas guys

Dear all,

i wanna take the opportunity to wish you all the best and vous souhaiter de passer ce jour avec votre famille et toutes les personnes vous amez les plus, to be reachly god-blessed by happiness and LOVE. Perche' quando c'e' l'Amore c'e' tutto, come si dice a Napoli (...o chell'era 'a salute?!?) :)

Vi abbraccio tutti,
Vs. pep



S.:"Auguri Auguri Auguri...tra una stelluccia luminosa e una bollicina frizzosa una cometa oltrepassa la notte e...puff"

venerdì 22 dicembre 2006

I Wish You All ...



When The Wise point the moon, The Unwise watches his finger.
The Romantic watches the moon and gets over-excited.
The Rational watches the moon and asks how far is it.
The Enraged looks the Unwise and gets angry.
The Mystical watches his finger and says "He's pointing the moon".
The Wise looks everybody and asks himself why nobody noticed that the sky is clean.

...

...

...

Don't believe the appearence...(and next time, before judging, watch in the mirror!)

giovedì 21 dicembre 2006

Quattro giorni a Natale....(come dicevano A-G&G)

Ieri il nostro Ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, si e'recato in Libano per incontrare Siniora e Berri sulla questione libanese, e successivamente in visita al contingente italiano che conta 2500 unità all'interno dell'U.N.Interim Force in Lebanon (UNIFIL). Attualmente non credo l'Italia cerchi (o possa) di fare da paciere tra le parti in gioco, ma certo e'che grazie ai media respiriamo tutti i giorni la preoccupazione per i nostri soldati e ci chiediamo perche'li abbiamo in Libano, chi ce lo fa fare, perche'e'stata tanto criticata una missione "peace-keeper" in Iraq se poi mandiamo i nostri para'in un'altra "peace-keeper" in Medioriente....ché tanto si sa che peace-keeping e'sinonimo di guerra. Attualmente, per l'esperienza che ho avuto io "sul campo", posso dire che se rischi ci sono, ve ne sono piu'a Beirut - mi riferisco a disordini e possibilita'di tafferugli fra falangisti e HA, che non nel Sud, dove tutti sono impegnati piu'che altro nello sminamento delle cluster bombs (centinaia di migliaia...). Il rispetto delle popolazioni locali e'altissimo e non vi e'alcun rischio di scontro con hezbollah o altri. I media occidentali parlano di cellule di Al-Qaida nel Sud pronte a atti terroristici. Ma non accennano al fatto che il livello di allerta dei nostri soldati e'sempre rimasto sul "verde",anche quando a Beirut son cominciati i sit-in di fronte alla sede del Governo. D'Alema (o Dalemmah come "affettuosamente" ribattezzato dalla destra quando, a Luglio, si era fatto accompagnare da un ministro Hezbollah tra le rovine della periferia Sud di Beirut devastata dai bombardamenti israeliani) stesso si dichiara preoccupato di questi movimenti sotterranei di Al-Qaida in Libano, ma nessun cenno a riduzione della nostra presenza militare tra le fila UNIFIL che andremo a guidare a partire da feb2007, un incommensurabile riconoscimento del ruolo di primo piano assunto dall'Italia che ha levato la sua voce nel coro bofonchiante di vigliacchi e ipocriti silenzi della diplomazia internazionale tutta. Ne sono orgoglioso. Certo, anche se a mio avviso i rischi di attentati sono minimi, basterebbe 1 solo caduto tra i nostri militari a mettere a rischio la nostra permanenza in Libano e a far levare il coro dei "te l'avevo detto" tra i nostri connazionali che, ignari dell'effettiva situazione in Libano, straparlano secondo preconcetti e le solite errate equivalenze: hezbollah = hamas = talebani = kamikaze = terroristi = arabi = musulmani. E' questa ignoranza quella che a me fa piu'paura, piu'dello stesso terrorismo che, in se', non ha una definizione e ragion d'essere.

In Libano dobbiamo restare finche'il Paese non avra'superato l'empasse interno e rilanciato a partire dalle stesse condizioni precedenti la guerra di Luglio: un Libano di libanesi (inteso SENZA quello stato nello stato), una sola bandiera per tanti, per tutti, all'insegna del reciproco rispetto, un Paese che sapra'nuovamente farsi amare e fare innamorare.

Oggi ho letto con dispiacere una dichiarazione di Pierre Ashkar, capo della Federation of Tourism Syndicates, sul fatto che il Turismo e'il vero "martire" del Libano nel 2006: le prenotazioni degli hotels sono scese rispetto al 2005 dal 90% al 50% dopo la guerra e ora, dopo le minacce HA di invadere le strade e "bloccare" il paese sfiorano lo 0%. Per di piu'vi e'una proiezione secondo la quale nei prossimi 2 mesi 15000 impiegati nel settore Turismo verrano licenziati o decentrati all'estero. Meditiamo su queste cifre. Natale e' anche questo, Natale a Beirut



Natale a Milano

mercoledì 20 dicembre 2006

Oggi in Libano, Ieri sera in TV

RAI DUE
23:00 - RUBRICA - La storia siamo noi
00:05 - ATTUALITÀ - Speciale Italia sul Due: Le ferite di Beirut

E'interessante notare come da qualche tempo a questa parte l'informazione dei media sembra quasi essersi sopita sulla questione libanese che pure aveva tenuto banco nei giorni scorsi: non ci avevano detto che a Beirut si era sull'orlo della guerra civile? che fine hanno fatto gli Hezbollah e quello che veniva dipinto come un tentativo di golpe?

Le due trasmissioni di Rai2 - ma un paio di settimane fa anche Terra! su CAN5, offrono un giornalismo di attualità che, quanto meno rispetto agli altri, telegiornali in primis, parlano "dalla strada" senza puntare necessariamente allo scoop o a paventare tendenziose prospettive apocalittiche per creare panico negli ascoltatori...perché - e mi riconosco per primo tra questi - la maggiorparte delle persone, a meno che non sia "interessata" direttamente alle notizie dei Luoghi in cui si combattono le guerre (vuoi perchè li ha visitati in periodi piu'tranquilli, vuoi perchè ha ancora degli affetti in quei posti), oramai è cinicamente abituata a sentire di decine di morti per la tal bomba nel tal mercato della tale città in Medioriente. E'triste ma e' la verita'. Oggi, sulla maggiorparte dei giornali italiani fa piu'notizia il gossip che l'approfondimento di attualità...

E cosi'in questi giorni a farla da padrone e'la questione palestinese e gli echi di guerra civile che giungono da Gaza o Ramallah, rendendo i nostri orecchi piu'avvezzi a termini come ANP, Fatah, Hamas e Abu Mazen. Come se tutto questo non fosse strettamente connesso con la questione libanese stessa...

Io invece vi parlerò di Beirut cercando di capire insieme cosa sta accadendo in questi giorni.

Anzitutto, finalmente, anche la Lega Araba sembra aver intrapreso un'attivita'di mediazione tra govero e opposizione libanese. Per la 2a volta il Segretario Generale Amr Moussa ha incontrato il Primo Ministro libanese Siniora e in questi giorni lo stesso Presidente del Parlamento Berri. L'intenzione e'quella di risolvere lo stallo preoccupante che avvinghia le parti che si fronteggiano e di riuscire a portarle a un tavolo di discussione "mediata" per una soluzione stile "ne'vinti,ne'vincitori", prima che di verifichino escalation di violenza, cosa tutt'altro che improbabile. Ad ogni modo, l'impressione e'che da un lato il governo Siniora sia alle strette e li'li'per cadere definitivamente nonostante l'appoggio dichiarato dai principali leaders internazionali (lo stesso Prodi), e dall'altro che nessun partito o esponente filo-siriano riuscira'a evitare che il processo alla Siria per l'assassinio di Hariri venga tenuto da un tribunale internazionale: a questo punto, e'questione solo di tempo.

Non e'difficile imbattersi in Beirut in pannelli come questi dove il numero in alto mostra (e ricorda) il numero dei giorni passati dall'assassinio rimasto insoluto. Un countdown che si fermera'solo quando i colpevoli verranno identificati (WE WANT THE TRUTH, e'un'altro motto che molto sovente capita di leggere sui muri o sulle macchine libanesi).



Contrariamente al suo solito, Sayyed Hassan Nasrallah è apparso nei suoi attesissimi discorsi piu'teso e meno composto del solito. Il suo e'un compito difficile, dissimulare che Hezbollah e'un governo all'interno del governo libanese, sicuramente appoggiato (e manovrato?) da "mani invisibili". Ma l'impressione diffusa e'che gli interesse che difende siano troppo personali e poco "comuni",in quanto non fanno attenzione a cio'che davvero conta ORA per il Libano: sicurezza e stabilita'. Quanti libanesi hanno "dimenticato" la distruzione, la devastazione dei 33 giorni di guerra, che ha paralizzato il commercio, gli investimenti e il turismo nel Paese? Nel frattempo che le parti si fronteggiano, a perdere sono il Libano e TUTTI i libanesi. Hezbollah certo non aiuta il suo Paese a rimanere Stato, e tra le contraddizioni di Aoun, la prospettiva di una guerra civile non e'cosi'un miraggio se non ci si da'da fare davvero per superare il presente empasse. E con "darsi da fare" mi riferisco anzitutto ai libanesi, perche' - e lo sanno benissimo - troppi sono gli interessi in gioco, troppe le parti che si fronteggiano, interne ed esterne.

Ieri in trasmissione si parlava per la prima volta dell'impegno della Russia come mediatore in Medioriente (pochi giorni fa Siniora ha incontrato Putin a Mosca rallegrandosi dell'intesa e appoggio ottenuti). Gli USA sono poco credibili come mediatori super-partes, per questo non hanno una presenza all'interno dell'UNIFIL (ricordo che a feb2007 sara'l'Italia a guidare la missione), e ogni volta che la Rice o Bush aprono bocca e'per additare Siria/Iran, dichiararsi preoccupati delle cellule terroristiche di Al Qaeida che gia'sarebbero operative nel Paese dei Cedri, etc. Non sono credibili dopo le avventate mosse nel passato recente (appoggio ad Israele, mancanza di un concreto impegno a fermare la devastazione di Luglio e Agosto, completo fallimento delle varie missioni in Iraq, Afghanistan). Ecco allora che a proporsi sono i Russi, i soli ad avere una certa valenza nei dialoghi con Siria e, soprattutto, Iran.

Da li' tuttavia la trasmissione proseguiva con "fantapolitia" prospettando un acceleramento della crisi con Israele che ancora poco si fida della presenza UNIFIL a Sud senza che gli Hezbollah siano disarmati o, peggio, senza che continuino ad essere segretamente rinforzati da armamenti dei loro malcelati alleati. E questo inasprimento porterebbe - a dire di non meglio precisati esperti di politica internazionale - alla possibilita'di un nuovo attacco lanciato da Israele per Marzo 2007!!! (funny break: in the bottom pic, Santa Claus visit Lebanon)



Il punto e' che la risoluzione 1701 non prevede che l'UNIFIL debba disarmare direttamente il Partito di dio, il che spetta al governo libanese. Quali siano poi le regole d'ingaggio dell'UNIFIL questo ancora non mi e'chiaro, ma sono certo che la sua presenza tranquillizza i libanesi. E questo non e'poco. Certo e'che l'invio dei militari delle UN, anche se affrettata lo ammetto, e'servita a fermare le ostilita'armate. 33 giorni possono sembrare pochi ma se si guarda a come Beirut e il Libano sono stati inginocchiati, ogni giorno in piu'era assolutamente troppo. Non credo (spero) in un inasprimento dei rapporti con Israele, non credo che Olmert & c. possano ripercorrere la strada dell'intervento armato, ne'tantomeno adesso con l'UN schierata al di la'del Litani. Non ci credo e non ci voglio credere.

La verita'e' che in tutto questo disordine di interessi ostili e contrapposti, ci sono dei Libanesi, tanti, musulmani e cristiani, ricchi e poveri, arabofoni o poliglotta, coinvolti politicamente o indifferenti rassegnati, dei Libanesi che vogliono vivere! il mese di dicembre 2006 sta creando, dopo quella contro la disumana barbarie di Israele e quell'altra contro la mortificante "protezione" della Siria, una terza forma di resistenza. Questi resistenti si battono anzitutto contro i loro simili che difendono gli interessi classisti di "gruppo" coi paraocchi, si battono perche'amano il loro Paese, i suoi paradossi, dualita', le sue cicatrici, le sue promesse; si battono per un Libano cosi'lontano e così vicino, certi di avere il diritto di godere di gioie semplici. Oggigiorno, vivere a Beirut e'diventato un atto eminentemente politico. E'politico camminare nei ventricoli di Beirut, se si appartiene a un certo "gruppo" non si passeggia nel quartiere "degli oppositori", non si frequentano i locali "degli altri", tutta la propria vita deve rimanere nei confini di casa propria e del quartiere di appartenenza. Le giovani leve sono un po'piu'aperte, ma nemmeno cosi'tanto pronte a scegliere un posto, un luogo, una passeggiata senza considerare anzitutto la connessione del dove/a_chi. Lo stesso per andare al risorante, a ballare, a fare la spesa. Un atto politico. E portando all'estremo, anche pensare a Gennaio 2007 e'un atto politico, decidere di trascorrere le vacanze di fine d'anno in Libano e'politico, andar via e'politico, investire tempo, denaro, energie in Libano e'politico. Promuovere le virtu' turistiche di un Paese che tante, troppe persone vorrebbero portare indietro o trasformare in ring e' politico. Aprire e manutenere un blog, accettare l'"altro" per come e' e perche'non potrebbe essere altrimenti e'ancora un atto politico. E'l'istinto Libanese. Ma e'questo istinto che potra'trionfare su tutte le velleita'distruttive del Libano. Ok, le mie erano provocazioni per spronare alla riflessione. Ma anche questa e'Beirut. Anche questo e'il Libano. Qui ci sono i Libanesi, che e'diverso da identificarli come cristiani, musulmani. No, solo Libanesi. Un solo cuore che batte per tutti.

Chi ha mai detto che i Faraglioni sono solo a Capri? (nella foto, sunset on Rocket of Pigeons, Raouche)


venerdì 15 dicembre 2006

Johnny Walker 1 and 2

Johny Walker's publicity is changed again for the lebanese scottish wisky fond. Now there are 2 buttons: one for year 2006, the other for the coming 2007. A good wish for Lubnan's good



martedì 5 dicembre 2006

Today's scenario in Beirut: KHALAS!

Parlando con i libanesi, le idee e le opinioni sono delle piu'diverse ma sembra piu'o meno chiaro lo scenario politico interno, che piu' o meno velatamente cela retroscena inquietanti.

Il Piano. La manifestazione di quelli che si oppongono al governo attuale continueranno finchè il Presidente non riporterà la decisione del processo internazionale sull'assassinio del 14 Marzo al Governo Libanese, e ovviamente Lahoud non firmerà mai. L'attuale governo si riunirà ancora per decidere di reinviare la decisione al parlamento indipendentemente dalla firma del presidente. Quindi sarà la volta di Berri di convocare una sessione del Parlamento in cui l'argomento sarà messo in agenda. A quel punto il governo cadrebbe ed in 30 giorni ne verrebbe formato uno nuovo. Il nuovo governo avrebbe due obiettivi principali: Eleggere un nuovo Presidente (probabilmente già nel prossimo Febbraio) e Organizzare le nuove elezioni del Parlamento. E così eccola la cosiddetta "opposizione": quasi un milione, un quarto della popolazione del Libano. Hanno occupato il cuore di Beirut, ripetendo con ostinazione di volere un "governo pulito e libero", chi addirittura azzarda di non volere "le mani dell'America sul nostro Paese". Hezbollah e Amal li hanno portati in Piazza dei Martiri da tutto il Paese, pagandogli la benzina e mettendogli a disposizione camion, autobus e bandiere. In uno scenario colossale come questo, quasi cinematografico per quanto sembra esagerato nelle proporzioni di uno tsunami, è sottile la separazione tra la la forza della legalità e quella della propaganda.





E intanto nel palazzo del Governo resistono il Premier e un manipolo di ministri della coalizione vincitrice delle passate elezioni, gli stessi che hanno addirittura cominciato a dormire anche lì dentro stesso, temendo si possa effettivamente realizzare la predizione del loro alleato Jumblatt, ovvero che almeno 3 ministri del governo sarebbero stati oggetto di minacce di morte, e purtroppo Pierre Gemayel è stato il primo... Un governo democraticamente eletto dopo l'uccisione del Premier Rafiq Hariri, dopo quella Primavera dei Cedri che, con la sola forza dell'indignazione e della rabbia, ha costretto la Siria ad andar via dopo 30 anni d'occupazione, niente piu' soldati siriani, niente piu'"strani" checkpoints a chiedere ingiusti "pedaggi". Eppure gli oppositori radunati in questi giorni di fronte al governo raggiungerebbero anzitutto un risultato che compiace il vecchio padrone siriano, salvando i vertici di Damasco dalle insidie di un tribunale internazionale sull'assassinio Hariri. Il tutto però con meno ostentazione del previsto: niente bellicosi stendardi gialloverdi, sostituiti dalla VERA bandiera LIBANESE, e con gli HA stessi schierati a doppio cordone di servizio d'ordine per dimostrare di voler contenere qualsiasi disordine. E chi appoggia HA e Amal? Maroniti, sì cristiani con sciiti. Chi l'avrebbe detto? Chi avrebbe pensato che a chiedere le dimissioni del governo ci fosse anche il generale cristiano Michel Aoun, che dopo essere stato esiliato per quasi vent'anni, a 71 anni suonati "ovatta" i suoi ideali barattandoli in cambio del miraggio della presidenza. Dicono che Aoun sarà "la nuova foglia di fico cristiana per la nuova egemonia sciita".

Io dico che una dimostrazione del genere, sfruttando il "moto delle masse" è sicuramente una mossa antidemocratica. Se loro sono l'"opposizione", perchè non raggiungono i loro scopi dibattendo e scontrandosi (verbalmente) in Parlamento, in maniera civile, così come si fa nei Paesi democratici? Oppure, perchè non aspettano le prossime, incipienti elezioni per rovesciare il governo se sono davvero certi di guadagnare la maggioranza che, oggi, dicono di possedere in maniera schiacciante? Se Lahoud dice che l'attuale governo è anticostituzionale perchè esclude la parte Sciita (i 5 ministri HA che si sono dimessi), perchè Siniora non può indicare altri 5 ministri Sciiti, magari addirittura non pro-HA? Tecnicamente questo risolverebbe il dilemma della diversificazione delle fedi in seno al governo, che pone oggi lo stallo nel Paese.

Vox populi parla di un segreto accordo che potrebbe bypassare lo stallo: il governo accetterebbe un terzo dei ministri alla coalizione HA in cambio delle dimissioni immediate del Presidente filosiriano Lahoud. Ancora è incerto prevedere quanto queste voci siano fondate o resteranno mere previsioni su possibili scenari. Intanto il 2007 diventerebbe un'altra annata campale: il termine dell'extra-mandato di Lahoud e le elezioni per il nuovo Governo.

Il Libano ha paura di nuovi incipienti attentati o eventi destabilizzanti clamorosi, ma la sensazione è davvero che se na ha abbastanza di politici corrotti, mentalità e istituzioni arcaiche. Sono, siamo tutti DISGUSTATI di questa situazione che, apparentemente, sembra insinuare che i libanesi non hanno imparato nulla dalle passate lezioni pagate a caro prezzo all'indomani della guerra civile degli anni '70, delle guerre con Israele e dei continui attentati ed efferatezze con cui tanti, troppi combattono con la guerra i propri interessi in Libano e non a casa propria. BASTA. KHALAS.

La verità è anche che è stato raggiunto un livello in cui sarebbe accettato qualsiasi accordo purche' possa RI-portare la pace e la stabilità nel Paese, un Paese che adesso vuole soltanto un po'di meritato riposo e magari godersi in tranquillità le prossime vacanze, sognando di ritrovarsi, appena svegli, all'inizio di una Stagione di boom economico, turistico, immobiliare come quella che (sembrava) essere quella fino allo scorso Giugno 2006, prima dell'improvviso (?) attacco di Israele. E' questo chiedere troppo?