mercoledì 20 dicembre 2006

Oggi in Libano, Ieri sera in TV

RAI DUE
23:00 - RUBRICA - La storia siamo noi
00:05 - ATTUALITÀ - Speciale Italia sul Due: Le ferite di Beirut

E'interessante notare come da qualche tempo a questa parte l'informazione dei media sembra quasi essersi sopita sulla questione libanese che pure aveva tenuto banco nei giorni scorsi: non ci avevano detto che a Beirut si era sull'orlo della guerra civile? che fine hanno fatto gli Hezbollah e quello che veniva dipinto come un tentativo di golpe?

Le due trasmissioni di Rai2 - ma un paio di settimane fa anche Terra! su CAN5, offrono un giornalismo di attualità che, quanto meno rispetto agli altri, telegiornali in primis, parlano "dalla strada" senza puntare necessariamente allo scoop o a paventare tendenziose prospettive apocalittiche per creare panico negli ascoltatori...perché - e mi riconosco per primo tra questi - la maggiorparte delle persone, a meno che non sia "interessata" direttamente alle notizie dei Luoghi in cui si combattono le guerre (vuoi perchè li ha visitati in periodi piu'tranquilli, vuoi perchè ha ancora degli affetti in quei posti), oramai è cinicamente abituata a sentire di decine di morti per la tal bomba nel tal mercato della tale città in Medioriente. E'triste ma e' la verita'. Oggi, sulla maggiorparte dei giornali italiani fa piu'notizia il gossip che l'approfondimento di attualità...

E cosi'in questi giorni a farla da padrone e'la questione palestinese e gli echi di guerra civile che giungono da Gaza o Ramallah, rendendo i nostri orecchi piu'avvezzi a termini come ANP, Fatah, Hamas e Abu Mazen. Come se tutto questo non fosse strettamente connesso con la questione libanese stessa...

Io invece vi parlerò di Beirut cercando di capire insieme cosa sta accadendo in questi giorni.

Anzitutto, finalmente, anche la Lega Araba sembra aver intrapreso un'attivita'di mediazione tra govero e opposizione libanese. Per la 2a volta il Segretario Generale Amr Moussa ha incontrato il Primo Ministro libanese Siniora e in questi giorni lo stesso Presidente del Parlamento Berri. L'intenzione e'quella di risolvere lo stallo preoccupante che avvinghia le parti che si fronteggiano e di riuscire a portarle a un tavolo di discussione "mediata" per una soluzione stile "ne'vinti,ne'vincitori", prima che di verifichino escalation di violenza, cosa tutt'altro che improbabile. Ad ogni modo, l'impressione e'che da un lato il governo Siniora sia alle strette e li'li'per cadere definitivamente nonostante l'appoggio dichiarato dai principali leaders internazionali (lo stesso Prodi), e dall'altro che nessun partito o esponente filo-siriano riuscira'a evitare che il processo alla Siria per l'assassinio di Hariri venga tenuto da un tribunale internazionale: a questo punto, e'questione solo di tempo.

Non e'difficile imbattersi in Beirut in pannelli come questi dove il numero in alto mostra (e ricorda) il numero dei giorni passati dall'assassinio rimasto insoluto. Un countdown che si fermera'solo quando i colpevoli verranno identificati (WE WANT THE TRUTH, e'un'altro motto che molto sovente capita di leggere sui muri o sulle macchine libanesi).



Contrariamente al suo solito, Sayyed Hassan Nasrallah è apparso nei suoi attesissimi discorsi piu'teso e meno composto del solito. Il suo e'un compito difficile, dissimulare che Hezbollah e'un governo all'interno del governo libanese, sicuramente appoggiato (e manovrato?) da "mani invisibili". Ma l'impressione diffusa e'che gli interesse che difende siano troppo personali e poco "comuni",in quanto non fanno attenzione a cio'che davvero conta ORA per il Libano: sicurezza e stabilita'. Quanti libanesi hanno "dimenticato" la distruzione, la devastazione dei 33 giorni di guerra, che ha paralizzato il commercio, gli investimenti e il turismo nel Paese? Nel frattempo che le parti si fronteggiano, a perdere sono il Libano e TUTTI i libanesi. Hezbollah certo non aiuta il suo Paese a rimanere Stato, e tra le contraddizioni di Aoun, la prospettiva di una guerra civile non e'cosi'un miraggio se non ci si da'da fare davvero per superare il presente empasse. E con "darsi da fare" mi riferisco anzitutto ai libanesi, perche' - e lo sanno benissimo - troppi sono gli interessi in gioco, troppe le parti che si fronteggiano, interne ed esterne.

Ieri in trasmissione si parlava per la prima volta dell'impegno della Russia come mediatore in Medioriente (pochi giorni fa Siniora ha incontrato Putin a Mosca rallegrandosi dell'intesa e appoggio ottenuti). Gli USA sono poco credibili come mediatori super-partes, per questo non hanno una presenza all'interno dell'UNIFIL (ricordo che a feb2007 sara'l'Italia a guidare la missione), e ogni volta che la Rice o Bush aprono bocca e'per additare Siria/Iran, dichiararsi preoccupati delle cellule terroristiche di Al Qaeida che gia'sarebbero operative nel Paese dei Cedri, etc. Non sono credibili dopo le avventate mosse nel passato recente (appoggio ad Israele, mancanza di un concreto impegno a fermare la devastazione di Luglio e Agosto, completo fallimento delle varie missioni in Iraq, Afghanistan). Ecco allora che a proporsi sono i Russi, i soli ad avere una certa valenza nei dialoghi con Siria e, soprattutto, Iran.

Da li' tuttavia la trasmissione proseguiva con "fantapolitia" prospettando un acceleramento della crisi con Israele che ancora poco si fida della presenza UNIFIL a Sud senza che gli Hezbollah siano disarmati o, peggio, senza che continuino ad essere segretamente rinforzati da armamenti dei loro malcelati alleati. E questo inasprimento porterebbe - a dire di non meglio precisati esperti di politica internazionale - alla possibilita'di un nuovo attacco lanciato da Israele per Marzo 2007!!! (funny break: in the bottom pic, Santa Claus visit Lebanon)



Il punto e' che la risoluzione 1701 non prevede che l'UNIFIL debba disarmare direttamente il Partito di dio, il che spetta al governo libanese. Quali siano poi le regole d'ingaggio dell'UNIFIL questo ancora non mi e'chiaro, ma sono certo che la sua presenza tranquillizza i libanesi. E questo non e'poco. Certo e'che l'invio dei militari delle UN, anche se affrettata lo ammetto, e'servita a fermare le ostilita'armate. 33 giorni possono sembrare pochi ma se si guarda a come Beirut e il Libano sono stati inginocchiati, ogni giorno in piu'era assolutamente troppo. Non credo (spero) in un inasprimento dei rapporti con Israele, non credo che Olmert & c. possano ripercorrere la strada dell'intervento armato, ne'tantomeno adesso con l'UN schierata al di la'del Litani. Non ci credo e non ci voglio credere.

La verita'e' che in tutto questo disordine di interessi ostili e contrapposti, ci sono dei Libanesi, tanti, musulmani e cristiani, ricchi e poveri, arabofoni o poliglotta, coinvolti politicamente o indifferenti rassegnati, dei Libanesi che vogliono vivere! il mese di dicembre 2006 sta creando, dopo quella contro la disumana barbarie di Israele e quell'altra contro la mortificante "protezione" della Siria, una terza forma di resistenza. Questi resistenti si battono anzitutto contro i loro simili che difendono gli interessi classisti di "gruppo" coi paraocchi, si battono perche'amano il loro Paese, i suoi paradossi, dualita', le sue cicatrici, le sue promesse; si battono per un Libano cosi'lontano e così vicino, certi di avere il diritto di godere di gioie semplici. Oggigiorno, vivere a Beirut e'diventato un atto eminentemente politico. E'politico camminare nei ventricoli di Beirut, se si appartiene a un certo "gruppo" non si passeggia nel quartiere "degli oppositori", non si frequentano i locali "degli altri", tutta la propria vita deve rimanere nei confini di casa propria e del quartiere di appartenenza. Le giovani leve sono un po'piu'aperte, ma nemmeno cosi'tanto pronte a scegliere un posto, un luogo, una passeggiata senza considerare anzitutto la connessione del dove/a_chi. Lo stesso per andare al risorante, a ballare, a fare la spesa. Un atto politico. E portando all'estremo, anche pensare a Gennaio 2007 e'un atto politico, decidere di trascorrere le vacanze di fine d'anno in Libano e'politico, andar via e'politico, investire tempo, denaro, energie in Libano e'politico. Promuovere le virtu' turistiche di un Paese che tante, troppe persone vorrebbero portare indietro o trasformare in ring e' politico. Aprire e manutenere un blog, accettare l'"altro" per come e' e perche'non potrebbe essere altrimenti e'ancora un atto politico. E'l'istinto Libanese. Ma e'questo istinto che potra'trionfare su tutte le velleita'distruttive del Libano. Ok, le mie erano provocazioni per spronare alla riflessione. Ma anche questa e'Beirut. Anche questo e'il Libano. Qui ci sono i Libanesi, che e'diverso da identificarli come cristiani, musulmani. No, solo Libanesi. Un solo cuore che batte per tutti.

Chi ha mai detto che i Faraglioni sono solo a Capri? (nella foto, sunset on Rocket of Pigeons, Raouche)


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