sabato 8 dicembre 2007

Lebanese presidential sofa: who does offer more?

Il Libano è ancora senza presidente della Repubblica, dopo che ieri il Parlamento non è riuscito neppure ad approvare l’emendamento alla Costituzione richiesto per eleggere alla massima carica il comandante in capo dell’esercito, generale Michel Suleiman, ma l’ennesimo rinvio a martedì prossimo della cruciale votazione - il settimo dal 25 settembre - potrebbe stavolta essere l’ultimo. «Ci sono ancora piccoli sforzi da compiere», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Kouchner, alludendo al leader cristiano d’opposizione Michel Aoun, al quale ha tuttavia riconosciuto il «grande sacrificio» di aver rinunciato alla sua candidatura alla presidenza della Repubblica. Aoun insiste perché l’intesa tra maggioranza e opposizione sull’emendamento all’articolo 49 della Costituzione (che vieta l’accesso alle cariche elettive degli alti funzionari statali in servizio, come il generale Suleiman) sia accompagnata da un parallelo accordo sulla formazione di un nuovo governo di “unità nazionale”, scelta del premier e assegnazione di importanti incarichi di sicurezza e amministrativi (a partire dalla nomina del futuro comandante in capo dell’esercito). Per cercare di superare gli ultimi ostacoli, il presidente del Parlamento e leader sciita d’opposizione Nabih Berri e il leader sunnita della maggioranza parlamentare Saad Hariri sono tornati a incontrarsi ieri per la terza volta in 48 ore, mentre i deputati erano in attesa nella sede dell’assemblea legislativa nel cuore di Beirut, presidiato da esercito e polizia. Ma con un’ora di ritardo e in un clima di grande confusione, Berri ha poi annunciato l’ennesimo rinvio della seduta del Parlamento, smentendo le voci secondo cui maggioranza e opposizione avevano concordato di approvare ieri l’emendamento alla Costituzione.

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