lunedì 22 gennaio 2007

Ready for Phase-3: current situation, Siniora's economic reforms plan and Paris-III conference


Ci risiamo.
Ecco cosa batteva un'ANSA di ieri:

"Free Patriotic Movement leader Michael Aoun on Sunday urged the Lebanese to observe a general strike called by the opposition to escalate its efforts aimed at toppling Prime Minister Fouad Siniora's majority cabinet"

L'1 Dicembre era cominciata l'occupazione del centro città da parte dell'opposizione guidata (e finanziata) da Hezbollah.
Il Primo Ministro Siniora sperava che la protesta sarebbe andata scemando, specie di fronte ai rigori dell’inverno e alle festività natalizie, ma gli esponenti dell’alleanza 8 Marzo (Hezbollah + Amal + FPM) hanno resistito nelle tendopoli.
Il 10 Gennaio si era passati alla Fase-2, con l'obiettivo di aumentare la pressione sul governo con presidii davanti ai ministeri (di fatto, la partecipazione è stata molto inferiore alle apsettative). Se anche questo non avesse "convinto" Siniora a dare le dimissioni, le proteste sarebbero state spinte fino a porti ed aeroporti.
Bene è stato fissato il giorno di questa Fase-3: domani, 22 Gennaio. Nasrallah ha annunciato un'escalation dell'opposizione, ma ribadito che l'azione che mira a destituire il governo di Siniora potrebbe durare ancora mesi (2 o 3) e non settimane.
Così cosa accadrà domani? Probabilmente, e lo speriamo, nulla di eclatante, eccetto scioperi e il solito empasse che da mesi attanaglia il Libano. Lo sciopero dovrebbe essere una scelta, ma troppo spesso non è così. Mi aspetto di vedere ancora una Beirut svuotata, città fantasma già subito dopo il tramonto, Downtown solitaria, e tutti in casa a guardare la televisione, temendo il peggio.

Pro-government leaders have urged the Lebanese to disregard the strike call and treat Tuesday as a normal working day.
The National Liberal Party of Dori Chamoun went a step further and called on all workers to work one extra hour to improve the productivity and help the nation's economy on Tuesday calling this day the "National work day".
South Lebanon Shiite Mufti Sayyed Ali al Amin was very critical of Hezbollah's escalation of the protests. He said "what is the point of insisting on participating in a government of national unity when all you are doing is using the street to destroy the country and its institutions".
Lebanese Mufti Sheikh Rachid Qabbani rejected the call for a strike and urged the Lebanese to refrain from striking since this could damage the economy. He warned those that intend to strike to leave alone those that decide against striking . Qabbani called the strike an irresponsible action specially since this comes 2 days before the Paris III conference during which we will ask the world community to help us.
(source: Naharnet, LBC, Ya Libnan)

Già, la Conferenza di Parigi III è prevista per il 25 Gennaio.
Nel 2001, la prima riunione dei “donatori”, tenuta nella capitale francese, raccolse 500 milioni di euro.
La seconda, nel 2002 raccolse 2,6 miliardi di dollari.
La prossima esaminerà i progetti per riparare i 3,6 miliardi di dollari dei danni provocati dal conflitto con Israele dell’estate scorsa e per ripianare i 41 miliardi di dollari dei debiti contratti dal Paese dopo la guerra civile del 1975-1990.
E' stata organizzata per riunire i Paesi donatori e raccogliere fondi per la ricostruzione del Libano.
In vista della conferenza il governo libanese ha varato una riforma economica, fondato su due punti fondamentali:
1) le privatizzazioni di tutti i servizi di pubblica utilità (telefonia in primis), mirando alla soppressione graduale del servizio pubblico.
2) l’imposizione di nuove imposte indirette e l’aumento delle tasse esistenti (tra cui l'IVA) riducendo al contempo i salari e le pensioni, in modo tale da rendere l’economia più flessibile secondo i criteri della Banca Mondiale e aprire il Libano, tanto sul piano economico quanto sul piano politico, alle multinazionali; cosa che lo trasformerebbe in un nuovo paradiso fiscale per i "ricchi" del pianeta.

La crisi libanese attuale è diventata così acuta che le soluzioni tradizionali diventano inadeguate. Soprattutto l’ingerenza statunitense agli occhi di molti appare aver o voler rimpiazzare la tutela siriana (che, comunque, ai tempi, gli Stati Uniti avevano sponsorizzato), e si manifesta non soltanto nel campo politico, atraverso i diktat del suo ambasciatore in Libano, David Fieltman, ma anche in campo militare (tra i diversi progetti, quello di costruire una nuova base americana nella regione di Jbeil) e, si dice, dei servizi segreti. Per poi non dimenticare il piano appoggiato da Israele e USA che mira a trasferire decine di migliaia di nuove famiglie palestinesi in Libano, impedendo al contempo a quelle già presenti (circa altre 60.000 , per un totale di 360.000 persone) di ritornare al loro paese secondo quanto previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite che parlano di diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi...

Per la giornalista Marie Nassif-Debs, il miglior piano in questo contesto di "tensione" ed "equilibri instabili" è quello che possa risolvere contemporaneamente le crisi politiche che imperversano tanto sul piano della rappresentatività del Parlamento (formato, a seguito del ritiro dei siriani nel 2005, secondo una legge elettorale ingiusta e messa a punto dagli stessi siriani nel 2000) che sul piano del potere esecutivo (presidente della Repubblica e governo).
Questo piano potrebbe contenere i seguenti punti :
1) Le dimissioni del governo Siniora e la costituzione di un governo provvisorio che avrebbe un tempo di tre mesi allo scopo di promulgare una nuova legge elettorale (che la maggioranza del paese vuole sia basata sul sistema proporzionale e al di fuori delle quote confessionali)
2) Dal momento in cui sarà promulgata la legge elettorale, dovrano aver luogo elezioni legislative anticipate allo scopo di eleggere un nuovo parlamento.
3) Il nuovo Parlamento eleggerà un nuovo presidente della Repubblica che avrà come primo compito la costituzione di un governo di unità nazionale affinchè tutte le formazioni politiche libanesi cerchino di mettere a punto le soluzioni necessarie in tutti i campi, a cominciare dalla creazione della "Commissione per la soppressione del confessionalismo", prevista nell’accordo di Taëf, e la riforma economica necessaria.
(source: medioriente.net)

“Nessuno aiuterà il Libano, se noi stessi non ci aiuteremo” - Fouad Siniora.
(“Nobody will help Lebanon, if we won't help ourself.”)

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