giovedì 29 novembre 2007
And the winner is...? huh?
Secondo la Farnesina, in Libano si potrebbe avvicinare un accordo sul nome del capo dell'esercito come nuovo presidente della Repubblica al posto di Emile Lahoud: il nome del generale Michel Suleiman da tempo era uno di quelli tenuti in considerazione come possibili "riserve" in caso di crisi tra la maggioranza anti-siriana e la minoranza vicina a Damasco.
Il nome di Suleiman era già stato ventilato come candidato di compromesso prima dell'estate, e si era anche parlato di una sua visita a Roma. Per votarlo i deputati libanesi però dovranno prima cambiare la Costituzione, perché come capo delle forze armate Suleiman rientra fra i funzionari pubblici di "categoria A" che possono diventare presidenti solo due anni dopo aver lasciato il servizio. Il Parlamento libanese si dovrebbe riunire prima per cambiare la Costituzione e poi per votare il presidente", dice un diplomatico italiano che segue la trattativa.
Nelle prossime ore, dopo il via libera della maggioranza antisiriana, dovrebbe arrivare anche l'assenso dell'opposizione. Secondo fonti del Ministero degli Esteri italiano l'opposizione sarebbe già d'accordo sul nome di Suleiman, ma forse l'intesa non riuscirà ad essere formalizzata in tempo per l'elezione fissata per domani.
Suleiman, 59 anni, guida l'esercito dal 1998, ed è cristiano maronita, la confessione cui è affidata la presidenza secondo la tradizionale ripartizione degli incarichi istituzionali in Libano. E' una personalità popolare, che ha saputo mantenersi neutrale durante il duro scontro politico che da un anno divide la maggioranza antisiriana del governo di Fuad Siniora dall'opposizione guidata dagli sciiti del partito Hezbollah vicino a Damasco. E' stato molto vicino alla Siria, ma ha fama di maggiore indipendenza rispetto ai suoi predecessori.
mercoledì 28 novembre 2007
Brammertz news: a new person of interest
Interesting.
Brammertz said:
progress by the U.N. International Independent Investigation Commission in the last four months has led to the identification of new "persons of interest" and new investigative leads.
You can read the full report here
Brammertz said:
progress by the U.N. International Independent Investigation Commission in the last four months has led to the identification of new "persons of interest" and new investigative leads.
You can read the full report here
lunedì 26 novembre 2007
Black Friday in Beirut
Quello che si è visto venerdì in Libano è stato teatro politico ai più alti livelli. Dopo essere rimasto in carica per nove anni, il presidente Emile Lahoud ha abbandonato il suo posto allo scoccare della mezzanotte senza che il Parlamento avesse nominato un successore. Di fatto il Parlamento non si è nemmeno mai riunito dal momento che i partiti dell'opposizione guidati da Hezbollah e dal Libero Movimento Patriottico di Michel Aoun hanno boicottato l'elezione, impedendo che venisse raggiunto il quorum. Dal momento che l'elezione del presidente richiede una maggioranza di due terzi né l'opposizione né la Coalizione del 14 marzo, la maggioranza guidata dal primo ministro Fouad Siniora, possono far passare un candidato senza che gli altri partiti siano presenti.Nonostante la Costituzione richieda che l'autorità venga conferita al primo ministro se la presidenza risultasse vacante, Lahoud si è rifiutato, affermando che l'amministrazione di Siniora è "illegittima e incostituzionale. Loro lo sanno, anche se Bush ha detto il contrario."Egli invece ha dichiarato uno "stato di emergenza" e ha trasferito i poteri riguardanti la sicurezza (ma non quelli politici) all'esercito libanese sotto il comando del generale Michel Suleiman. Il presidente del Parlamento Nabih Berri ha stabilito il 30 novembre come prossima data prevista per il voto, eppure le tensioni rimangono elevate a Beirut, dove sono stati stabiliti dei checkpoint e l'esercito si è posizionato in modo da mantenere lontani dalle strade tanto i sostenitori del governo quanto quelli dell'opposizione. Lo stallo politico ha generato ansia su una possibile esplosione di violenza nella capitale, e la più drammatica paura che due governi separati e rivali possano venire formati in un preludio di una guerra civile."Non abbiamo altra scelta che raggiungere un accordo" ha detto Saad Hariri, figlio dell'ex primo ministro Rafic Hariri e leader parlamentare del Movimento per il Futuro, della Coalizione 14 Marzo. È veramente appropriato che una tale affermazione sia stata fatta da un campione di ipocrisia e di doppio gioco. Non dimentichiamoci che è stato Saad Hariri che ha aperto le porte della prigione e invitato in Libano i militanti salafiti di Fatah al-Islam, che ha poi cercato di usare come strumento contro Sayyid Hassan Nasrallah e gli Hezbollah (cosa che avrebbe certamente dato inizio una guerra civile, se il suo piano non si fosse miseramente rovesciato a spese di centinaia di libanesi e palestinesi in quella debacle che è stata Nahr al-Bared). Più sorprendente dell'attuale punto morto è il fatto che esso non sia giunto prima, dato che la natura confessionale su cui è basato il sistema politico libanese lo porta proprio in tale direzione. In base al non scritto Patto Nazionale del 1943 (l'anno in cui il Libano ottenne l'indipendenza dalla Francia), il presidente del Libano dovrebbe essere un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita e il presidente del Parlamento un musulmano sciita. Sino agli Accordi di Taif del 1989 veniva assegnata anche una leggera maggioranza di seggi parlamentari ai cristiani rispetto ai musulmani. A causa dell'alto tasso di nascite e della conseguente maggioranza raggiunta dai musulmani, una tale divisione ha portato naturalmente a odi reciproci ed è stata uno dei fattori che hanno portato alla guerra civile libanese del 1975-1990. Gli Accordi di Taif cercarono in qualche modo di correggere ciò, distribuendo equamente i seggi del Parlamento tra musulmani e cristiani (ma che sono sempre un numero eccessivo rispetto alla popolazione cristiana) e facendo sì che il primo ministro sia nominato dal Parlamento anziché dal presidente. È notevole il fatto che non ci sia stato alcun censimento ufficiale in Libano dal 1932.In base alle attuali stime, però, la maggioranza tra tutti i gruppi religiosi ce l'hanno i musulmani sciiti. Sebbene la carica di presidente del Parlamento non sia insignificante, ciò che viene percepito è che essi non abbiano ricevuto un "trattamento equo" del governo in proporzione ai loro numeri, cosa da cui deriva la grande popolarità tra di loro di gruppi come Hezbollah. Dopotutto è stato Hezbollah che ha pagato per la ricostruzione della case nel Libano meridionale e nei quartieri meridionali di Beirut dopo la guerra dello scorso anno con Israele. Sì, ciò è stato fatto con l'aiuto del denaro iraniano. Nondimeno non è significativo che un paese non arabo abbia fatto di più del governo stesso o di altri paesi arabi nell'assistere la più grande fetta di popolazione? Gli sciiti libanesi dovrebbero davvero riporre la loro fiducia in un governo che ha chiesto a Hezbollah di disarmarsi mentre le loro città, villaggi e paesi venivano decimati dagli israeliani? O un qualunque libanese può fidarsi di un primo ministro che ha abbracciato e baciato il Segretario di Stato Condoleeza Rice
nonostante il suo rifiuto di chiedere un cessate il fuoco? Non c'è dubbio che, nell'attuale situazione di stallo in Libano, sia necessario trovare un candidato che raccolga il consenso di tutti. Ma è anche davvero il momento che venga fatto un nuovo censimento e che si lascino parlare i numeri.
Rannie Amiri è un commentatore indipendente del mondo arabo e islamico. Può essere contattato all’indirizzo: rbamiri@yahoo.com.
Fonte: http://www.counterpunch.org
Pubblicato da http://www.comedonchisciotte.org tradotto da Alcenero
venerdì 23 novembre 2007
A (n)everending simple game
Summary, few rules:
- according Lebanese Constitution, the President must be christian (maronite)
- the mandate of the current president Lahoud will end tonight, fri 23 Nov, at midnight
- the opposition suggests as new president Aoun
- the political forces of majority, currently at government with Fouad Siniora, did not accept this proposal: in this case, the Constitution (art.62 and 74) implies that the temporary mandate should be handles by the current government leaded by Siniora
- but Lahoud claimed this government as "illegitimate" because it does not represents all ethnic groups in Lebanon, namely the Shiite Lebanese, since 13 Nov 2006, when Hezbollah-Amal-backed ministers resigned from cabinet to protest the establishment of the international tribunal investigating the assassination of Rafiq Hariri in 2005.
Scope:
today Lahoud ordered the army to enforce law and order throughout Lebanon claiming that "risks of a state of emergency" prevail over the nation. Lahoud said the move goes into effect after his term expires at midnight. The three-article statement signed by Lahoud said: "The risks of a state of emergency prevail over all the territories of the Republic of Lebanon as of Nov. 24. The army is assigned the task of maintaining security and all military forces would be placed at the army's service," the statement added. It said that once a "legitimate government is formed" the army command would coordinate its moves with it.
The vote has been postponed for the fifth time and the new date is set for November 30.
Possible scenarios
- rivals keep on seeking consensus president
- majority's coalition moves to elect president unilaterally
- Lahoud takes action before leaving office
Risks:
- A brand-new bloody civil war
- Political crisis, permanent and neverending
Goals:
- A new President, which means political stability in lebanese lifeday
- Peace
- Are we sure they all want that all? ...
News: Many Lebanese fear a further escalation in the tension would quickly spill into the streets. The army has warned against violence and deployed to guarantee security.
Elezioni Presidente Libanese: Lahoud proclama lo stato d'emergenza
(AGI) - Beirut, 23 nov. - Si dimettera' alla scadenza naturale del mandato, dunque entro la mezzanotte di oggi, il presidente uscente del Libano, il filo-siriano Emile Lahoud: lo ha annunciato il suo portavoce, precisando tuttavia che prima di farsi da parte Lahoud intende adottare una serie di provvedimenti, attualmente al vaglio, per garantire la sicurezza nazionale. Poco prima la maggioranza parlamentare che appoggia il governo del moderato premier Fouad Siniora aveva intimato al capo dello Stato di abbandonare l'incarico e lasciare libero il Palazzo Presidenziale nel termine stabilito, altrimenti sarebbe andato incontro a un'incriminazione. "Se Lahoud decidesse di rimanere al suo posto, si tratterebbe di un reato contro la Costituzione che e' punito dalla legge", aveva avvertito il vice capo del Parlamento, Farid Makari, leggendo un comunicato emesso dalla coalizione pro-occidentale guidata da Saad Hariri, figlio dell'ex primo ministro Rafik al-Hariri, all'epoca capofila dello schieramento ostile a Damasco e assassinato nel febbraio 2005 con un attentato costato altri 22 morti, da molti imputato proprio alla Siria. Il monito di Makari aveva fatto immediatamante seguito all'ennesimo rinvio dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica da parte dell'assemblea di Beirut, essendo venuto a mancare il prescritto quorum. Il voto e' stato adesso rinviato al 30 novembre, mentre continua a non profilarsi all'orizzonte alcun accordo per la scelta di un candidato di compromesso accettato anche dall'opposizione, capeggiata dagli integralisti sciiti di Hezbollah.
mercoledì 21 novembre 2007
My little sister Suad at Beirut Marathon 2007
Buongiorno da Damasco!!!
Rieccoci in Syria,proveniendo da Beirut sembra di essere stati catapultati 200 anni indietro!
Qui troverete qualche foto della vera Beirut ovvero
l'altra faccia di una citta' che non viene mai mostrata dai media:
ha un coraggio incredibile di tirarsi su e rinnovarsi dopo anni di guerra civile e dagli ultimi bombardamenti dell'anno scorso.
Ho saputo dai Lelli che il TG3 ha trasmesso un servizio ieri sera sulla Maratona.Riguardo l'adesione, c'erano 35000 pettorali, non so cosa abbiano detto in Italia
E' stato veramente splendido.
Abbiamo incontrato persone che arrivavano da ogni parte del pianeta apposta,oltre a tantissimi libanesi provenienti da tutto il paese.
La giornata era assolata e calda (28 gradi),
la partenza e' avvenuta alle 7 del mattino nei quartieri sud,lungo il parco della Foret des Pins,all'inizio dei quartieri che l'anno scorso sono stati rasi al suolo dai bombardamenti isrealiani.
Irriconoscibili,li stanno ricostruendo ad una velocita' impressionante e difficilmente si direbbe che sia stata una citta' che abbia cosi' tante ferite.
Le persone sono cordialissime (me lo ricordavo gia' due anni fa ma questa volta in particolare sono stati tutti veramente attenti e disponibilissimi).
E la vita scorrerebbe totalmente normale fino al tramonto:infatti dopo le 17,tutti sono nei locali (c'e' di tutto,dal bistrot che sembra direttamente teletrasportato dai quartieri parigini,ai locali hight tech) e le strade sono deserte.
Ci sono forze di polizia ogni 20 metri ma che abbandonano i check points per aiutare i turisti o gli stranieri ad orientarsi (l'altra sera,due soldati sono scesi dal carroarmato su cui stavano di guardia -ve ne sono in ogni quartiere agli incroci per la sicurezza- per indicarci la strada!!!!).
E' terminata sul lungomare alle 12.30 e c'erano saltimbanchi,sbandieratori,
gli allievi delle scuole,le squadre atletiche delle universita',tutti insieme a pranzare dopo le premiazioni!
E a tutti i partecipanti una rosa,che abbiamo portato in Syria.
Oggi le gambe dolorano un po' ma che soddisfazione!!!
Un saluto a tutti!
E.B. Suad
Rieccoci in Syria,proveniendo da Beirut sembra di essere stati catapultati 200 anni indietro!
Qui troverete qualche foto della vera Beirut ovvero
l'altra faccia di una citta' che non viene mai mostrata dai media:
ha un coraggio incredibile di tirarsi su e rinnovarsi dopo anni di guerra civile e dagli ultimi bombardamenti dell'anno scorso.
Ho saputo dai Lelli che il TG3 ha trasmesso un servizio ieri sera sulla Maratona.Riguardo l'adesione, c'erano 35000 pettorali, non so cosa abbiano detto in Italia
E' stato veramente splendido.
Abbiamo incontrato persone che arrivavano da ogni parte del pianeta apposta,oltre a tantissimi libanesi provenienti da tutto il paese.
La giornata era assolata e calda (28 gradi),
la partenza e' avvenuta alle 7 del mattino nei quartieri sud,lungo il parco della Foret des Pins,all'inizio dei quartieri che l'anno scorso sono stati rasi al suolo dai bombardamenti isrealiani.
Irriconoscibili,li stanno ricostruendo ad una velocita' impressionante e difficilmente si direbbe che sia stata una citta' che abbia cosi' tante ferite.
Le persone sono cordialissime (me lo ricordavo gia' due anni fa ma questa volta in particolare sono stati tutti veramente attenti e disponibilissimi).
E la vita scorrerebbe totalmente normale fino al tramonto:infatti dopo le 17,tutti sono nei locali (c'e' di tutto,dal bistrot che sembra direttamente teletrasportato dai quartieri parigini,ai locali hight tech) e le strade sono deserte.
Ci sono forze di polizia ogni 20 metri ma che abbandonano i check points per aiutare i turisti o gli stranieri ad orientarsi (l'altra sera,due soldati sono scesi dal carroarmato su cui stavano di guardia -ve ne sono in ogni quartiere agli incroci per la sicurezza- per indicarci la strada!!!!).
E' terminata sul lungomare alle 12.30 e c'erano saltimbanchi,sbandieratori,
gli allievi delle scuole,le squadre atletiche delle universita',tutti insieme a pranzare dopo le premiazioni!
E a tutti i partecipanti una rosa,che abbiamo portato in Syria.
Oggi le gambe dolorano un po' ma che soddisfazione!!!
Un saluto a tutti!
E.B. Suad
sabato 17 novembre 2007
Beirut runs
Tomorrow sat 18 Nov there is scheduled the Beirut Annual Marathon, over 18 000 are registered this year and hopefully its gonna be a great event.
Suad, a friend of mine, will participate with her two french guys and an italian girl.
Suad, a friend of mine, will participate with her two french guys and an italian girl.
I cannot forget that last year i was there to run the race unfortunately postponed as marked by Pierre Gemayel’s assassination.
Let's hope nothing happens this year.
lunedì 12 novembre 2007
Belmar after Brammertz in December
Il sostituto procuratore generale del Canada, Daniel Belmar, nuovo capo della commissione Onu sull'omicidio Hariri. Belmar sara' nominato "martedi' o mercoledi' prossimi" - secondo il quotidiano al-Hayat - a capo della commissione che fino a dicembre sara' ancora guidata dal giudice belga Serge Brammertz. Quest'ultimo presentera' alla fine di novembre al Consiglio di Sicurezza dell'Onu il suo settimo rapporto non definitivo sulle indagini per l'assassinio Hariri.
domenica 11 novembre 2007
Celestial worry about Lebanese Presidential Elections
Pope Benedict XVI Sunday expressed his concern about the presidential elections rescheduled for Nov. 21, underscoring that it was "crucial" for the future of the country. "The national assembly will be soon called upon to elect a new head of state," the pontiff said, adding that the ballot was "crucial for the survival of Lebanon and its institutions." "I add my concerns to those expressed recently by the Christian Maronite patriarch Cardinal Nasrallah Sfeir and his wish that all Lebanese can recognise the new president," he said. The ballot has been deferred three times since September 25 amid deadlock on a consensus candidate between parliament's majority bloc and the opposition, which includes factions backed by Syria and Iran. (AFP)
sabato 10 novembre 2007
To avoid the new empasse, the French role
Libano: schiarita sul presidente, D’Alema presto a Beirut
Piccola schiarita nel fosco scenario libanese per l’elezione del presidente. Nonostante il rinvio al 21 novembre della sessione parlamentare di lunedì 12, in cui era prevista una prima votazione, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha intrapreso una iniziativa per sottoporre al Parlamento una rosa di nomi tra i quali eleggere il capo dello Stato. Secondo quanto riferito dal quotidiano al-Nahar, la rosa dovrebbe comporsi dai tre ai cinque nomi. Tuttavia, il Daily Star sottolinea come l’inviato diplomatico francese Claude Gueant stia cercando di tagliare a uno o a due i possibili papabili così da facilitare la scelta cui sarà chiamato il Parlamento di Beirut. La Francia sta tenendo un altissimo profilo nella crisi, con iniziative a tutto campo in Libano, in Siria e con la Lega araba, senza dimenticare che il tema è stato toccato anche dal presidente Nicolas Sarkozy durante il recente incontro con George W. Bush. L’iniziativa di Bkirki, come è definita quella lanciata dal patriarca Sfeir, favorisce una soluzione consensuale della querelle mentre allontana l’ipotesi di un presidente scelto a maggioranza semplice, un’ipotesi avanzata dal leader di “Forze libanesi” Samir Geagea ma considerata “un golpe” dall’opposizione filo-siriana. A favorire un’intesa tra i due campi contrapposti è anche l’atteggiamento degli Stati Uniti, almeno secondo quanto dichiarato venerdì dal deputato dell’opposizione Michel Murr. Secondo Murr, che aveva appena incontrato l’ambasciatore Usa Jeffrey Feltman, gli Stati Uniti non sono affatto favorevoli ad eleggere il presidente a maggioranza semplice, come è stato spesso riportato dalla stampa, e considerano la possibilità di giungere a una soluzione consensuale “al 90 per cento”.
Intanto, in preparazione della seduta del 21, viene dato per sicuro un incontro nei prossimi giorni tra il presidente della Camera, lo sciita Nabih Berri, e il leader della maggioranza, Saad Hariri. Dopo la missione di Gueant la Francia è intenzionata a sostenere il Libano passo passo fino all’elezione del presidente. Di conseguenza, è prevista per l’inizio della settimana una visita del ministro degli Esteri Bernard Kouchner, già recentemente a Beirut per le stesse ragioni assieme al collega italiano Massimo D’Alema e a quello spagnolo Miguel Angel Moratinos. Il Daily Star annuncia poi che anche D’Alema è pronto a partire per Beirut dove dovrebbe giungere entro la fine della prossima settimana. Il timore della comunità internazionale è che le due parti non trovino un accordo per il 24 novembre, data in cui, secondo la Costituzione, l’attuale presidente Emile Lahoud dovrà lasciare il proprio incarico. Come si ricorderà, già nel 2004 il filo siriano Lahoud ottenne una modifica costituzionale per estendere il proprio mandato tra le proteste dei suoi oppositori. Ora si teme che, qualora non sarà trovato l’accordo su un candidato, i due campi cerchino di forzare la situazione, l’uno attraverso una scelta a maggioranza semplice, l’altro per mezzo delle proteste di piazza, che negli ultimi mesi hanno paralizzato il Paese dei cedri.
Piccola schiarita nel fosco scenario libanese per l’elezione del presidente. Nonostante il rinvio al 21 novembre della sessione parlamentare di lunedì 12, in cui era prevista una prima votazione, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha intrapreso una iniziativa per sottoporre al Parlamento una rosa di nomi tra i quali eleggere il capo dello Stato. Secondo quanto riferito dal quotidiano al-Nahar, la rosa dovrebbe comporsi dai tre ai cinque nomi. Tuttavia, il Daily Star sottolinea come l’inviato diplomatico francese Claude Gueant stia cercando di tagliare a uno o a due i possibili papabili così da facilitare la scelta cui sarà chiamato il Parlamento di Beirut. La Francia sta tenendo un altissimo profilo nella crisi, con iniziative a tutto campo in Libano, in Siria e con la Lega araba, senza dimenticare che il tema è stato toccato anche dal presidente Nicolas Sarkozy durante il recente incontro con George W. Bush. L’iniziativa di Bkirki, come è definita quella lanciata dal patriarca Sfeir, favorisce una soluzione consensuale della querelle mentre allontana l’ipotesi di un presidente scelto a maggioranza semplice, un’ipotesi avanzata dal leader di “Forze libanesi” Samir Geagea ma considerata “un golpe” dall’opposizione filo-siriana. A favorire un’intesa tra i due campi contrapposti è anche l’atteggiamento degli Stati Uniti, almeno secondo quanto dichiarato venerdì dal deputato dell’opposizione Michel Murr. Secondo Murr, che aveva appena incontrato l’ambasciatore Usa Jeffrey Feltman, gli Stati Uniti non sono affatto favorevoli ad eleggere il presidente a maggioranza semplice, come è stato spesso riportato dalla stampa, e considerano la possibilità di giungere a una soluzione consensuale “al 90 per cento”.
Intanto, in preparazione della seduta del 21, viene dato per sicuro un incontro nei prossimi giorni tra il presidente della Camera, lo sciita Nabih Berri, e il leader della maggioranza, Saad Hariri. Dopo la missione di Gueant la Francia è intenzionata a sostenere il Libano passo passo fino all’elezione del presidente. Di conseguenza, è prevista per l’inizio della settimana una visita del ministro degli Esteri Bernard Kouchner, già recentemente a Beirut per le stesse ragioni assieme al collega italiano Massimo D’Alema e a quello spagnolo Miguel Angel Moratinos. Il Daily Star annuncia poi che anche D’Alema è pronto a partire per Beirut dove dovrebbe giungere entro la fine della prossima settimana. Il timore della comunità internazionale è che le due parti non trovino un accordo per il 24 novembre, data in cui, secondo la Costituzione, l’attuale presidente Emile Lahoud dovrà lasciare il proprio incarico. Come si ricorderà, già nel 2004 il filo siriano Lahoud ottenne una modifica costituzionale per estendere il proprio mandato tra le proteste dei suoi oppositori. Ora si teme che, qualora non sarà trovato l’accordo su un candidato, i due campi cerchino di forzare la situazione, l’uno attraverso una scelta a maggioranza semplice, l’altro per mezzo delle proteste di piazza, che negli ultimi mesi hanno paralizzato il Paese dei cedri.
What's up in Beirut?
Liban: la pression internationale s'accentue pour faire élire un président
BEYROUTH, AFP - La pression internationale s'accentue sur le Liban qui n'arrive pas à sortir de la crise politique pour élire un nouveau président, deux semaines seulement avant la fin du mandat du prosyrien Emile Lahoud. "La communauté internationale est inquiète à l'approche de l'échéance du 24 novembre", quand s'achève le mandat du président Lahoud, a déclaré à l'AFP une source diplomatique occidentale à Beyrouth.
La majorité parlementaire soutenue par l'Occident et l'opposition appuyée par Damas n'arrivent pas à se mettre d'accord sur son successeur. Le blocage est tel que les responsables libanais s'attendent à un report de la séance parlementaire de lundi consacrée à l'élection, après l'ajournement de deux précédentes sessions, le 25 septembre et le 23 octobre.
Le bras droit du président français Nicolas Sarkozy Claude Guéant est arrivé vendredi à Beyrouth, où il rencontrera les responsables libanais et le patriarche maronite Nasrallah Sfeir. Le président doit être issu de la communauté maronite, la plus puissante communauté chrétienne au Liban. La semaine prochaine, les ministres italien et français des Affaires étrangères, Massimo D'Alema et Bernard Kouchner, se rendront à Beyrouth, après une première visite fin octobre en compagnie de leur homologue espagnol, Miguel Angel Moratinos.
"La communauté internationale met tout son poids pour aider le Liban, car si l'élection n'a pas lieu, la situation va se détériorer", explique Rosanna bou Monsef, analyste au quotidien à grand tirage An-Nahar. "Echouer dans cette mission sera très grave pour elle".
Pour le député Boutros Harb, un des candidats de la majorité à la présidence, "le monde est devenu conscient que si les choses vont mal au Liban, c'est toute la région qui en pâtira".
Le Liban est plongé dans une grave crise politique depuis la démission des ministres chiites du gouvernement de Fouad Siniora le 11 novembre 2006. Depuis, le gouvernement est totalement paralysé, l'opposition menée par le Hezbollah chiite réclamant une part plus importante du pouvoir. "Cette période est très critique, on craint que quelque chose n'arrive pour contrarier le processus", selon Rosanna Bou Monsef.
Beaucoup au Liban et à l'étranger redoutent un nouvel assassinat pour empêcher l'élection, comme ceux dont ont été victimes depuis 2005 des personnalités antisyriennes, dans lesquels Damas est soupçonné d'être impliqué. Dans le dernier attentat en date, le 19 septembre, le député antisyrien Antoine Ghanem a été tué aux côtés de cinq autres personnes. Les pressions se focalisent d'ailleurs sur la Syrie, ancienne puissance de tutelle au Liban.
Le 4 novembre à Damas, "M. Guéant avait transmis au président syrien Bachar al-Assad un message de fermeté: le Liban doit élire un président par ses propres moyens, sans intervention étrangère", selon la source occidentale. Jeudi, les Etats-Unis ont fait savoir qu'ils "recourront à tous les moyens pour soutenir ceux qui veulent avoir une élection décente, juste et transparente".
La majorité affirme qu'en l'absence d'accord, ses députés pourront élire un président à la majorité simple entre le 14 et le 24 novembre, période durant laquelle ils pourront se réunir sans avoir été convoqués par le président du Parlement, Nabih Berri, un ténor de l'opposition.
L'opposition soutient qu'il est nécessaire de réunir un quorum de deux tiers des députés et que tout président élu sans ce quorum sera "illégitime". La majorité insiste pour que le futur président soit issu de son camp, ou du moins qu'il soit attaché "à l'indépendance et la souveraineté du Liban". L'opposition met en garde contre l'élection d'un candidat qui ne serait pas "consensuel", brandissant la menace de créer un gouvernement rival.
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Agence France Presse
Beirut – Cresce la pressione internazionale sul Libano, che non riesce a uscire dalla crisi politica per eleggere un nuovo presidente, a sole due settimane dalla scadenza del mandato del filo-siriano Emile Lahoud. "La comunità internazionale è preoccupata per l’avvicinarsi della scadenza del 24 novembre", quando terminerà il mandato del presidente Lahoud, ha dichiarato all’Afp una fonte diplomatica occidentale a Beirut. La maggioranza parlamentare sostenuta dall’Occidente e l’opposizione appoggiata da Damasco non riescono a mettersi d’accordo sul suo successore. Lo stallo è tale che i responsabili libanesi si attendono un rinvio della seduta parlamentare di lunedì, dedicata all’elezione, dopo quelli delle due precedenti sessioni, il 25 settembre e il 23 ottobre. Il braccio destro del presidente francese Nicolas Sarkozy, Claude Guéant, è arrivato venerdì a Beirut, dove incontrerà i responsabili libanesi e il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Il presidente deve provenire dalla comunità maronita, la più forte comunità cristiana del Libano. La prossima settimana, i ministri degli Esteri italiano e francese, Massimo D'Alema e Bernard Kouchner, si recheranno a Beirut, dopo una prima visita di fine ottobre con il loro omologo spagnolo, Miguel Angel Moratinos. "La comunità internazionale ce la sta mettendo tutta per aiutare il Libano, perché se non ‘c’è l’elezione, la situazione andrà a peggiorare", spiega Rosanna bou Monsef, analista del quotidiano di grande diffusione An-Nahar. "Fallire in questa missione si rivelerebbe molto grave". Secondo il deputato Boutros Harb, uno dei candidati della maggioranza alla presidenza, "il mondo è divenuto consapevole che se le cose vanno male in Libano, a soffrirne è tutta la regione". Il Libano è piombato in una grave crisi politica in seguito alle dimissioni dei ministri sciiti del governo di Fouad Sinora, l’11 novembre 2006. Da allora, il governo è completamente paralizzato, e l’opposizione guidata dallo Hezbollah sciita chiede un ruolo maggiore nella gestione del potere. "Questo momento è molto critico, si teme che non arrivi nulla a invertire il processo", dice Rosanna Bou Monsef. Molti in Libano e all’estero temono un nuovo assassinio per impedire l’elezione, come quelli di cui sono state vittime nel 2005 delle personalità anti-siriane, e delle quali Damasco è sospettata di essere coinvolta. Nell’ultimo attentato in ordine di tempo, il 19 settembre, il deputato anti-siriano Antoine Ghanem è stato ucciso insieme ad altre cinque persone. le pressioni si concentrano sulla Siria, antica potenza tutelare del Libano. Il 4 novembre a Damasco, "Guéant aveva trasmesso al presidente siriano Bachar al-Assad un messaggio di fermezza: il Libano deve elegger un presidente con i suoi propri mezzi, senza interventi stranieri", secondo la fonte occidentale. Giovedì, gli Stati Uniti hanno fatto sapere che "ricorreranno a tutti i mezzi per sostenere coloro che vogliono avere un’elezione decente, giusta e trasparente". La maggioranza afferma che in assenza di un accordo, i suoi deputati potranno eleggere un presidente a maggioranza semplice tra il 14 e il 24 novembre, periodo durante il quale potranno riunirsi senza essere stati convocati dal presidente del Parlamento, Nabih Berri, un esponente di primo piano dell’opposizione. L'opposizione sostiene che sia necessario raggiungere un quorum di due terzi dei deputati e che ogni presidente eletto senza questo quorum sarà "illegittimo". La maggioranza insiste perché il futuro presidente provenga dalle sue fila, o almeno che sia legato "all’indipendenza e alla sovranità del Libano". L'opposizione mette in guardia dall’elezione di un candidato che non sarebbe "consensuale", brandendo la minaccia di creare un governo rivale.
Beirut – Cresce la pressione internazionale sul Libano, che non riesce a uscire dalla crisi politica per eleggere un nuovo presidente, a sole due settimane dalla scadenza del mandato del filo-siriano Emile Lahoud. "La comunità internazionale è preoccupata per l’avvicinarsi della scadenza del 24 novembre", quando terminerà il mandato del presidente Lahoud, ha dichiarato all’Afp una fonte diplomatica occidentale a Beirut. La maggioranza parlamentare sostenuta dall’Occidente e l’opposizione appoggiata da Damasco non riescono a mettersi d’accordo sul suo successore. Lo stallo è tale che i responsabili libanesi si attendono un rinvio della seduta parlamentare di lunedì, dedicata all’elezione, dopo quelli delle due precedenti sessioni, il 25 settembre e il 23 ottobre. Il braccio destro del presidente francese Nicolas Sarkozy, Claude Guéant, è arrivato venerdì a Beirut, dove incontrerà i responsabili libanesi e il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Il presidente deve provenire dalla comunità maronita, la più forte comunità cristiana del Libano. La prossima settimana, i ministri degli Esteri italiano e francese, Massimo D'Alema e Bernard Kouchner, si recheranno a Beirut, dopo una prima visita di fine ottobre con il loro omologo spagnolo, Miguel Angel Moratinos. "La comunità internazionale ce la sta mettendo tutta per aiutare il Libano, perché se non ‘c’è l’elezione, la situazione andrà a peggiorare", spiega Rosanna bou Monsef, analista del quotidiano di grande diffusione An-Nahar. "Fallire in questa missione si rivelerebbe molto grave". Secondo il deputato Boutros Harb, uno dei candidati della maggioranza alla presidenza, "il mondo è divenuto consapevole che se le cose vanno male in Libano, a soffrirne è tutta la regione". Il Libano è piombato in una grave crisi politica in seguito alle dimissioni dei ministri sciiti del governo di Fouad Sinora, l’11 novembre 2006. Da allora, il governo è completamente paralizzato, e l’opposizione guidata dallo Hezbollah sciita chiede un ruolo maggiore nella gestione del potere. "Questo momento è molto critico, si teme che non arrivi nulla a invertire il processo", dice Rosanna Bou Monsef. Molti in Libano e all’estero temono un nuovo assassinio per impedire l’elezione, come quelli di cui sono state vittime nel 2005 delle personalità anti-siriane, e delle quali Damasco è sospettata di essere coinvolta. Nell’ultimo attentato in ordine di tempo, il 19 settembre, il deputato anti-siriano Antoine Ghanem è stato ucciso insieme ad altre cinque persone. le pressioni si concentrano sulla Siria, antica potenza tutelare del Libano. Il 4 novembre a Damasco, "Guéant aveva trasmesso al presidente siriano Bachar al-Assad un messaggio di fermezza: il Libano deve elegger un presidente con i suoi propri mezzi, senza interventi stranieri", secondo la fonte occidentale. Giovedì, gli Stati Uniti hanno fatto sapere che "ricorreranno a tutti i mezzi per sostenere coloro che vogliono avere un’elezione decente, giusta e trasparente". La maggioranza afferma che in assenza di un accordo, i suoi deputati potranno eleggere un presidente a maggioranza semplice tra il 14 e il 24 novembre, periodo durante il quale potranno riunirsi senza essere stati convocati dal presidente del Parlamento, Nabih Berri, un esponente di primo piano dell’opposizione. L'opposizione sostiene che sia necessario raggiungere un quorum di due terzi dei deputati e che ogni presidente eletto senza questo quorum sarà "illegittimo". La maggioranza insiste perché il futuro presidente provenga dalle sue fila, o almeno che sia legato "all’indipendenza e alla sovranità del Libano". L'opposizione mette in guardia dall’elezione di un candidato che non sarebbe "consensuale", brandendo la minaccia di creare un governo rivale.
mercoledì 7 novembre 2007
Fri 9 Nov, "Khalass" free concert in Hamra starring Blend
This Friday, Nov. 9, the Khalass! Together For Lebanon campaign is putting on a free concert in Hamra starting at 8pm to unite Lebanese people in the call for dialogue, civil solutions, and an end to the crisis.
KHALASS! NO MORE SILENCE
FREE CONCERT
HAMRA Parking Lot after Librairie Antoine
8-11pm
Tania Saleh
Hiba Mounzer
Blend
Special Guest…Oumayma El Khalil
BRING YOUR FRIENDS & COME BY AT 8pm!
PASS THIS MESSAGE ALONG & TELL EVERYONE YOU KNOW…
There will be an opportunity to sign the petition and learn more about how to join Khalass! ( www.khalass.net).
Lebanese people are bombarded with negative, frightful images and discussions all day long. In order to combat this psychological terror, the Khalass! campaign along with generous artists and sponsors are putting on a free concert to make some noise and a statement…
The Lebanese people are paying attention, we demand civil solutions, we refuse violence! Dialogue is always an option.
KHALASS! NO MORE SILENCE
FREE CONCERT
HAMRA Parking Lot after Librairie Antoine
8-11pm
Tania Saleh
Hiba Mounzer
Blend
Special Guest…Oumayma El Khalil
BRING YOUR FRIENDS & COME BY AT 8pm!
PASS THIS MESSAGE ALONG & TELL EVERYONE YOU KNOW…
There will be an opportunity to sign the petition and learn more about how to join Khalass! ( www.khalass.net).
Lebanese people are bombarded with negative, frightful images and discussions all day long. In order to combat this psychological terror, the Khalass! campaign along with generous artists and sponsors are putting on a free concert to make some noise and a statement…
The Lebanese people are paying attention, we demand civil solutions, we refuse violence! Dialogue is always an option.
venerdì 2 novembre 2007
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